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Cataratta: come intervenire nei pazienti con retinite pigmentosa

a cura di Irma D’Aria - www.repubblica.it

In questa rubrica, gli specialisti in oftalmologia rispondono a dubbi, perplessità e domande che riguardano la vista. Scrivete a salute@gedi.it

La retinite pigmentosa è una malattia genetica che colpisce circa 15mila persone in Italia. Tra in sintomi più invalidanti la cecità notturna, lo sviluppo di visione a tunnel e la diminuzione progressiva della visione centrale. Se in questi pazienti si presenta anche la cataratta, le precauzioni prima dell’intervento sono indispensabili per ottenere il miglior risultato possibile. Come chiede questo lettore che teme un ulteriore peggioramento della vista dopo l’intervento di cataratta. Risponde Romolo Appolloni, direttore U.O.C. di Oftalmologia Ospedale S. Eugenio-CTO di Roma.

Domanda. Per una persona che ha la retinite pigmentosa e deve fare un intervento di cataratta, cosa è consigliabile fare: un trattamento tradizionale oppure con il laser? Per chi soffre di questa patologia, questo intervento può provocare ulteriori danni o comportare il rischio di cecità?
Risposta
. L’intervento di cataratta è un momento importante nella storia clinica dei pazienti affetti da retinite pigmentosa. Spesso l’opacità del cristallino si manifesta in questi pazienti in età anticipata rispetto alla popolazione di pari età e sesso, comportando una menomazione significativa della visione centrale nell’ambito di un campo visivo generale già molto deteriorato a causa della patologia stessa. Entrambe le tecniche chirurgiche sono risolutive nella sostituzione del cristallino opaco, la scelta consigliata dall’esperto dovrà quindi ricadere su quella che garantisce il minor impatto infiammatorio sui tessuti al fine di ridurre al minimo le ripercussioni sulla retina già malata. La tecnica femtolaser in quest’ottica garantisce un minor traumatismo oculare sprigionando una minor quota di infiammazione sui tessuti e riducendo al minimo il rischio di peggioramento della patologia ereditaria. Inoltre, data la debolezza delle strutture di sostegno del cristallino che molto spesso sono tipiche in questa categoria di pazienti, la tecnica laser può ridurre la percentuale di complicanze legate all’intervento stesso. Per questi motivi, nonostante la tecnica tradizionale rimanga una valida alternativa, consigliamo di preferire quando possibile nella propria struttura un trattamento femtolaser.